Spesso
gli insegnanti si sentono rivolgere domande del tipo: "Cosa prevede il
Wing Chun contro questa o quest'altra tecnica?". A queste domande spesso
viene data un'unica risposta, probabilmente dettata dallo "scenario"
presentato dall'allievo e dall'esperienza dell'insegnante.
Fin
qui nulla di male, se non fosse che la risposta data ad una domanda
specifica, in un contesto/scenario preciso, diventa con il tempo LA
risposta a quella particolare tecnica. Qui nasce il problema: si crea
una "anti-tecnica". Da quel momento in poi, si cercherà di far
funzionare questa "anti" tutte le volte che si presenta la tecnica da
parte dell'avversario. Però dato che le varianti in combattimento sono
tantissime, questa unica soluzione la maggior parte delle volte non
funziona.
Cosa
fare allora? Per prima cosa seguire la strategia del Wing Chun. Il
sistema non ha mai contemplato "tecniche pure" nelle sue teorie sul
combattimento. Anzi, la prima cosa che è stata fatta è creare
un'astrazione delle tecniche, dei modelli su cui costruire delle
strategie. Un modello racchiude una serie più o meno ampia di tecniche
che hanno caratteristiche comuni. Studiare quindi una strategia per un
modello, significa studiare una strategia valida per più tecniche. Altra
cosa importante: Il Wing Chun non ha mai una sola risposta. In base
allo scenario che si presenta, o che varia, il praticante di Wing Chun
si adatta e cambia strategia, come recita il motto:"Essere all'erta e
adattarsi alle situazioni, permette il massimo risultato con il minimo
sforzo".
Per
farsi un'idea di come si possa rispondere ad qualsiasi un attacco
avversario utilizzando un modello al posto di una vera e propria
tecnica, si può prendere in considerazione il seguente, che io ho
chiamato "strategia progressiva". Analizza una serie di "risposte
strategiche", ad un qualsiasi tipo di attacco avversario, in una
progressione che va dalla risposta "migliore" a quella "peggiore". Quale
di queste strategie verrà usata in combattimento dipende da una serie
di fattori che dipendono in egual misura da noi e dal nostro avversario.
Ecco quindi il modello espresso in passi progressivi:
- Fare in modo che l'avversario non sia in grado di portare il colpo; 2. Se il colpo parte, introdurre un "disturbo";
- Se non è stato possibile introdurre il "disturbo", cercare di evitarlo (schivarlo);
- Se non è possibile evitarlo (schivarlo), bloccarlo;
- Se non è possibile bloccarlo, fare in modo, per quanto è possibile, che l'attacco impatti lì dove siamo condizionati in modo da aumentare le possibilità di incassarlo con meno danni possibile.
Una volta acquisito il modello, lo si può applicare ad una qualsiasi tecnica.
Un esempio pratico: L'avversario tira un low kick...
1)
Fare in modo che l'avversario non sia in grado di portare il colpo Come
faccio a non fare in modo che parta un low kick? il Wing Chun, che ama
il contatto con l'avversario, ci consiglia di stargli addosso e
pressarlo. Pressarlo sì, perchè il semplice contatto non serve a nulla!
Bisogna pressare l'avversario sia sopra, sia sotto, in modo che lui sia
in una situazione di precario equilibrio e costantemente in difesa.
...Però, lui riesce a divincolarsi e mi "spara" il low kick...
2)
Se il colpo parte, introdurre un "disturbo" Il "disturbo" è una
qualsiasi azione che abbia come risultato la vanificazione dell'attacco
e, possibilmente, il raggiungimento di una posizione di vantaggio
"strutturale" sull'avversario.
Ce ne sono diversi:
- Chiusura della distanza, entrata nella guardia;
- Colpo di arresto. Colpisco l'avversario d'incontro;
- Trapping con controllo/distruzione del suo equilibrio.
...Ho perso il tempo del disturbo...
3)
Se non è stato possibile introdurre il "disturbo", cercare di evitarlo
(schivarlo) Anche se è vero che nel Wing Chun vige la regola che avere
il contatto con l'avversario è vantaggioso e "migliora la situazione",
questo non vuol dire che il contatto deve essere con la sua "bordata".
Ci sono volte in cui è meglio evitare il contatto iniziale e magari
rientrare in un secondo momento.
Il low kick ne è un buon esempio. Va bene quindi:
- Un uscita laterale;
- Arretramento;
- Spostamento indietro della gamba "bersaglio".
...E se rimango lì come un salame?
4)
Se non è possibile evitarlo (schivarlo), bloccarlo Qui cominciano le
dolenti note. E' arrivato il momento di prendere contatto con l'attacco
in modo violento sui nostri arti, che si spera siano sufficientemente
condizionati da sopportare l'impatto. Dato che le strategie precedenti
non hanno avuto successo, questo blocco con gli arti è l'ultimo baluardo
della difesa prima del bersaglio.
La
speranza è che comunque non ci si ritrovi a fare il blocco veramente da
fermi e che qualcosa delle strategie su menzionate sia stato eseguito:
un minimo di disturbo, un minimo di spostamento... Qualsiasi cosa che ci
consenta di non stare lì ad impattare con il massimo della potenza del
colpo.
...Accidenti, è un campione!
5)
Se non è possibile bloccarlo, fare in modo, per quanto è possibile, che
l'attacco impatti lì dove siamo condizionati in modo da aumentare le
possibilità di incassarlo con meno danni possibile Per quanto possiamo
sforzarci, ci saranno sempre attacchi che non saremo riusciti a fermare
in alcun modo. Il condizionamento di alcune parti del corpo che sono in
grado più di altre di assorbire colpi e l'allenamento maniacale a
proteggere in tutti i modi i punti più sensibili, ci può fornire
l'ultima ancora di salvezza in un momento tanto delicato. Nel caso
specifico del low kick, il condizionamento ovviamente riguarda la coscia
che deve essere allenata a sopportare bordate, in modo da non crollare
al primo calcio.
Ps.
Un'ultima osservazione: anche se l'ordine che ho dato alle strategie e
quello che io ritengo migliore, nell'addestramento è bene seguire il
senso inverso.
Il
migliore è anche il più difficile e quindi quello che più raramente va a
buon fine. Quindi in addestramento è bene partire dall'evento più
probabile e tecnicamente peggiore per poi arrivare a quello meno
probabile, ma tecnicamente superiore.
Vito Armenise