The iron octopus

Ecco "The Seef" alle prese con la versione in metallo della sua variante del Mook Yan Joang.

L'oggetto è stato realizzato in Germania e spedito negli USA come regalo da parte di Mario Lopez, che ha invitato gli studenti a firmarlo durante il seminario di febbraio 2016 a Duisburg.



Duisburg, 19-22 Febbraio 2016


Bellissima esperienza in Germania, dove il team italiano è stato nuovamente ospitato dal maestro Mario Lopez per un week-end ricco di Wing Chun e divertimento, condiviso con amici riuniti da ogni parte del mondo.

Sempre soprendente Sifu Randy Williams che, ancora una volta, ci ha regalato due giornate di seminario ricche ed interessanti, infiniti consigli, ed un bicchiere di vino per celebrare i risultati ottenuti!














Le forme


Prima forma a mani nude: Siu Leem Tau - La “Siu Leem Tao”, o forma della "piccola idea”, è la prima delle tre forme a mani nude di questo stile ed insegna al praticante le tecniche ed i principi di base che compongono il sistema Wing Chun. Essa racchiude i concetti fondamentali per una corretta impostazione dello stile, insegna la "posizione di base" la teoria della linea centrale, come rimanere rilassati in movimento, e come radicare la struttura per "affondare" correttamente il peso del corpo. La Siu Leem Tau fornisce inoltre una panoramica completa sulle potenzialità del sistema Wing Chun.




Seconda forma a mani nude: Chum Kiu - Una volta che il praticante rende efficiente ciò che viene studiato al livello della prima forma, questi progredisce verso la sconda forma chiamata “Chum kiu”, il suo significato "Ricerca del ponte" fa riferimento al contatto tra le braccia, che nel metodo di combattimento viene visto appunto come un “ponte”. Essa analizza in maggior dettaglio la teoria della linea centrale aggiungendo altri elementi importanti come ad esempio la linea centrale orizzontale e le linee di attacco e difesa. Nella Chum Kiu si studiano inoltre la rotazione ed i movimenti della posizione e nuovi modi per utilizzare i principi acquisiti in precedenza, l'energia e le tecniche, includendo anche uno studio approfondito sulle tecniche di gamba, sul trapping, sul timing e sui principi Yin/Yang.

Terza forma a mani nude: Biu Jee - La terza ed ultima forma a mani nude di questo stile è la “Biu Jee”, il cui significato è “dita lanciate/sparate” (Biu=Sparare / Jee=dita). Viene studiata dopo i primi 60 movimenti della forma all'uomo di legno. Essa è la forma più avanzata dello stile che racchiude i principi più tecnici come ad esempio una serie di tecniche da applicare in caso di emergenza o dei principi per massimizzare l'efficacia delle dinamiche del corpo ed infliggere maggiori danni all'avversario. Al livello della Biu Jee, la pratica del Chi Sau (iniziata con il Don Chi Sau a livello Siu Leem Tau, e proseguita a due mani a livello Chum Kiu), viene allargata all'utilizzo delle gambe tramite il Chi Gyeuk e viene incluso anche il combattimento al suolo.


Forma all'uomo di legno: Mook Yang Joang - Il famoso “uomo di legno” o “wooden dummy” è tipico del Wing Chun. La forma, divisa come le altre in 108 movimenti, viene completata con gli ultimi 48 movimenti solo dopo aver studiato la terza forma a mani nude Biu Jee. L'uomo di legno, oltre a condizionare le braccia del praticante, migliora l'indirizzamento delle tecniche ed il concatenamento delle stesse. Gli errori strutturali del praticante vengono evidenziati da una struttura le cui angolazioni sono perfette e questo permette di correggere l'applicazione durante la pratica.
Forme con armi: bastone lungo - Nell'allenamento con il bastone, tramite gli scatti eseguiti ad arma impugnata, si sviluppa Ngahn Ging, un'energia elastica che torna utile nel combattimento a mani nude. I movimenti del bastone trovano inoltre riscontro in leve agli arti che, in determinate situazioni, vengono manipolati nella stessa maniera. Le armi portano inoltre il praticante ad utilizzare la focalizzazione del Chi con una maggiore precisione.



Forme con armi: coltelli a farfalla - Nello stile Wing Chun esistono due armi, ciascuna con la propria forma dedicata: il bastone lungo conosciuto come “Look Deem Boon” Gwun (palo di sei punti e mezzo) & le due lame corte con ganci, conosciute come “Bot” Jom Doh (spade dagli otto tagli) o coltelli a farfalla. Nelle due forme sono rispettivamente racchiusi i principi del combattimento con queste armi, tuttavia, alcuni principi, come ad esempio gli spostamenti che rafforzano la posizione, vengono estratti e portati nel combattimento a mani nude.





Forma con l'anello in rattan: "Jook Wan"  - Una forma dedicata, eseguita con questo anello, permette ai praticanti di allenarsi nell'esecuzione dei movimenti a vuoto (tipo shadowboxe) migliorando il passaggio da una tecnica all'altra ed enfatizzando il movimento circolare, talvolta nascosto nelle tecniche. Il Wing Chun infatti si avvale spesso di movimenti multidirezionali che comprendono una componente circolare. La circolarità di determinati movimenti è fondamentale ad esempio per una corretta “pulizia”della linea centrale, e per il corretto sviluppo delle dinamiche che coinvolgono energia centrifuga o centripeta.

La "pazienza" ed il Wing Chun

I concetti sulla pazienza sono disseminati nelle forme, nei motti e nei drills.

Ecco alcuni esempi:

Forme
Nella SLT che pratico io la parte della Sam Bai Fut si pratica con una respirazione particolare e molto molto lentamente. Uno dei motivi per cui la si esegue molto lentamente è proprio per sviluppare pazienza. 
 
Ne ho continua dimostrazione quando la insegno a dei nuovi allievi: cercano sempre di accelerare un pochino perché... vogliono finire presto.

Motti
Il primo che virnr in mente è questo: "fa' il primo movimento per ottenere il controllo...".
Che significa? Che tutti sono portati a forzare i tempi, a lanciarsi a pesce pur di vincere subito. La cosa più strana è che più uno è preda della rabbia, più si lancia sull'avversario senza controllo.

Il Wing Chun consiglia che prima di tutto deve essere acquisita una posizione di vantaggio, di controllo, di sicurezza, e da lì poi lanciare gli attacchi. Che c'entra la pazienza in questo? Cos'è la pazienza se non la capacità di mantenere il controllo della situazione in modo da identificare il momento favorevole all'azione?

Drills
I drills, come sappiamo, sono l'applicazione di concetti e teorie del sistema. Quindi da qualche parte dovremmo trovare l'applicazione della pazienza. E subito subito la troviamo nel Chi-Sao.

Cos'è il Chi-Sao se non un allenamento al controllo dell'avversario aspettando l'occasione giusta per colpire?

Molte volte i maestri dicono agli allievi: "pazienta, non forzare per la voglia di colpire per forza.

Un altro motto del Wing Chun dice infatti:"non avere fretta di colpire".

Vito Armenise

Applicazione del Wing Chun alla vita quotidiana

Il Wing Chun si porta dentro principi taoisti e buddisti. Questa cosa può aiutare nella vita di tutti i giorni? Sì e no.
  • Primo, non è necessario conoscere il buddismo o il taoismo per vivere meglio. Perché dovrebbe? Abbiamo abbastanza filosofia qui in occidente per vivere benissimo.
  • Secondo, che sia orientale o occidentale, è che la semplice conoscenza teorica di concetti e/o precetti non serve a nulla. Normalmente si è alla ricerca di risposte a domande che ci poniamo su come migliorare la nostra vita. Il problema è che conoscere una risposta non cambia la nostra vita in alcun modo e poiché non la cambia, spesso si cerca un'altra risposta perché si pensa che quella precedente non abbia funzionato.
Quello che a volte non si comprende è che le risposte filosofiche sono il risultato finale di una ricerca esistenziale. Per questo, quello che bisogna cercare è una specie di "tecnica esistenziale" che ci costringa a lavorare su noi stessi per raggiungere quello che alcuni chiamano "rivoluzione umana". Delle filosofie, occidentali o orientali che siano, bisogna prima di tutto distinguere e separare i concetti che servono a descrivere la realtà da quelli che permettono all'uomo di operare la sua "rivoluzione".
  • Un esempio filosofico (tratto dal buddismo): una cosa è sapere il concetto di causa ed effetto (che descrive il perché di alcuni fenomeni tra cui il karma), un'altra è capire come meditare. Il concetto di "causa ed effetto" dà la spiegazione di un fenomeno, ma non aiuta in nessun modo a diventare padroni del nostro karma. Qui entra la meditazione, che non dà alcuna risposta, ma spiega un metodo che porta alla comprensione "esistenziale", non "mentale", della legge di causa ed effetto e in questo modo al potere di gestirla.
  • Un esempio marziale: se la forza avversaria è maggiore, cedi. Una cosa è capire mentalmente questo concetto che ti dice, giustamente, di non forzare contro uno più forte di te, ma non ti dà alcuna indicazione su come fare. Per imparare in modo "esistenziale" ad applicare quel concetto serve un metodo: il Chi-Sao.
Quindi, più che "sapere", bisogna "fare".

Vito Armenise

Leen Wan Kuen: pugni a catena

I pugni a catena si incontrano per la prima volta nella Siu Leem Tau; si chiamano "Leen Wan Luen", cioè pugni a catena continui, sono la penultima tecnica (l'ultima è Sau Sick), e poiché La Siu Leem Tau contiene i "concetti" che regolano il Wing Chun, anche il penultimo concetto. Perché in fondo alla forma? Perché dopo aver spiegato le altre tecniche ed i concetti di base, la forma dice: tutto ciò che ti ho mostrato finora può essere sia eseguito singolarmente, ma può essere anche concatenato!
Come ogni cosa del Wing Chun, anche i pugni a catena cambiano a seconda della profondità dei nostri "occhi" e si potrebbero definire 3 livelli di comprensione:
1) I pugni a catena sono una semplice tecnica. Si studia quindi il come eseguirla ed il quando è opportuno e "sicuro" eseguirla;
2) Il pugno (Kuen) perde di importanza e ci si concentra sulla catena continua (leen wan). Molto spesso nelle forme il pugno è utilizzato come "tecnica base", ma in realtà altre tecniche di attacco possono prendere il suo posto senza che il concetto espresso sia modificato. Leen Wan Kuen è un ottimo esempio. Non è detto che solo i pugni possono essere concatenati. L'importante non è infatti la tecnica, ma il concetto di concatenazione. Quindi si possono usare "Leen Wan Jyeung" (palmi a catena), "Leen Wan Fak Sau" e così via. Ogni attacco è potenzialmente concatenabile;
3) Il concetto Leen Wan viene studiato in modo profondo. Perché si chiama "catena continua"? I pugni, visto che sono tirati in sequenza, potevano essere chiamati semplicemente Leen Kuen - Pugni continui, ed il concetto sarebbe stato chiaro ugualmente. Invece no. Si è utilizzato il termine "catena"... perché? Ogni anello ha una relazione con il suo successore e il suo predecessore. Ecco perché il termine "catena". Tra le tecniche ci deve essere una relazione. A questo punto "Leen Wan Sau" potrebbe essere definito come "tecniche di mano eseguite continuamente che hanno tra di loro una relazione di qualche genere". Definire questa relazione è abbastanza lungo, ma con un paio di esempi sarà possibile capire il concetto e scoprire da soli il resto delle relazioni. In fondo ciò che sto dicendo non sarà nuovo per nessuno. Tutti diranno: "ma io queste cose le faccio già". La mia risposta è:" E' chiaro! Altrimenti non faresti Wing Chun!"
Tornando alle relazioni tra le tecniche, dobbiamo prima definire 2 macro relazioni nel Wing Chun:
1)Quella propria, o "a vuoto", senza partner o come la si vuol chiamare;
2)Quella con L'avversario.
Il concetto "Leen Wan" nella "relazione propria", si concentra sul come eseguire una sequenza di tecniche in modo che:
  • Il passaggio da una tecnica all'altra sia il più fluido possibile;
  • Che la fine di una tecnica sia il caricamento della successiva;
  • Che ogni tecnica rispetti le teorie del sistema, prima tra tutte quella della linea centrale, ma anche le altre non sono meno importanti;
  • Che l'equilibrio sia sempre mantenuto;
  • Che venga espressa sempre la maggior potenza possibile.

Il concetto "Leen Wan" se è presente l'avversario cambia? Si e no. Ovviamente tutti i punti precedenti devono essere rispettati, ma si aggiunge una relazione che quando si è da soli non è possibile considerare: l'avversario stesso.

L'ultima relazione di Leen Wan è: "la tecnica del mio avversario determina la mia tecnica."

Vito Armenise

Ganci o attacchi dall'esterno

Punti di forza e vantaggi di questi attacchi:è utile cominciare dal definire quali sono i vantaggi dell'usare dei colpi esterni alla linea centrale, specialmente se ci è stato detto in continuazione che è sempre corretto tirare gli attacchi su questa linea.
Cominciamo dunque col dire che non sempre la via più breve tra due punti è la linea retta. A volte siamo portati così tanto ad accettare come dogma un principio che non ci pensiamo sopra per niente e lo prendiamo così com'è, come fosse oro colato. 

Un esempio per chiarire: se io sono in via X e voglio andare in via Y, cercherò di trovare la via più breve per farlo; la via più breve però non potrà essere in linea retta, ma dovrà tener conto degli ostacoli (i palazzi) che si frappongono tra me e la mia destinazione. Nel combattimento accade più o meno la stessa cosa. Non è detto che io possa raggiungere il bersaglio (la testa ad esempio) seguendo la linea retta. E' quasi sicuro che lungo questo percorso ci siano degli ostacoli (la guardia) che io devo evitare. Come posso evitare questi ostacoli? Uno dei modo è "aggirarli" e attaccare il bersaglio dall'esterno. A questo punto la linea curva è diventata la "via più breve".
Certo, con l'ottica del Wing Chun, potremmo dire: "ok, ma lui si scopre e noi potremmo attaccare sulla linea che ci lascia libera". Giustissimo, ma posticipiamo le "risposte del Wing Chun" a più tardi e guardiamo solo l'aspetto "attacco circolare" per il momento, ricordiamoci che questo viene sempre tirato con un occhio alla "difesa d'incontro". E' molto difficile che qualcuno ci tiri un gancio, lasciando la guardia sguarnita e magari sbilanciandosi pure.
Gli attacchi circolari poi, molto raramente vengono eseguiti come "primo attacco" da lontano. Se vengono utilizzati in questo modo è per prendere di sorpresa un avversario, ma ripeto, non è la norma.
I ganci (per prendere l'attacco circolare per eccellenza) vengono tirati sempre all'interno di una combinazione di colpi che mirano a chiudere la distanza e aprire il bersaglio al colpo.
Oppure vengono tirati quando c'è la separazione dal clinch: noi 2 stiamo attaccati, ci stiamo separando e appena ho le mani libere, ti sparo un gancio che è esterno alla tua vista. Sì, perchè i ganci vengono spesso da un'area che non è visibile se tirati da vicino. Noi ce ne possiamo accorgere dalla "struttura" dell'avversario o al max dalla sua spalla, ma vedere il pugno che esegue il gancio quando stiamo vicini all'avversario è quasi impossibile.
Gli attacchi circolari sfruttano la forza centrifuga. Più velocemente riesco a ruotare, più forte sarà il mio gancio. Abbiamo quindi un attacco che aggira la guardia, quasi invisibile e che sfrutta una legge fisica più che quella muscolare. Un bell'attacco, no?
Difesa:
La difesa da questo attacco deve tener conto dei suoi punti di forza (per stargli alla larga) e sfruttare i suoi punti deboli. Certo, perchè ci sono sempre dei punti deboli. Un motto del Wing Chun recita "Bak Gai, Bak Jeet" , ovvero "100 attacchi, 100 risposte".
Guardiamo i punti deboli di questa tecnica.
  • Venendo dall'esterno, lascia effettivamente un vuoto al centro, che è possibile sfruttare;
  • Se va a vuoto, lascia l'avversario fuori equilibrio, seppur per una frazione di secondo;
  • La forza di impatto diminuisce quanto più io mi avvicino alla sorgente del movimento. Per meglio spiegare, la maggior forza di impatto del gancio è sulla mano. Più ci avviciniamo alla spalla, meno forza andiamo a contrastare.
E' su questi punti che si deve basare la difesa. Prendiamo in esame ognuno di questi punti:
  • Venendo dall'esterno, lascia effettivamente un vuoto al centro, che è possibile sfruttare.
Qui può entrare il principio della linea retta - percorso più breve. Se io riesco a partire nello stesso istante del mio avversario e abbiamo la stessa velocità, allora io arrivo prima. Prima dove? Si spera al bersaglio. E' però a mio avviso la strategia più pericolosa. Per funzionare ha infatti bisogno di:
  1. un tempismo perfetto: devo partire nello stesso istante;
  2. Almeno uguale velocità di esecuzione. E qui bisogna aggiungere che devo essere anche a parità di massa spostata. Cioè, se il mio avversario muove braccio e corpo (per avvicinarsi), allora io ho la possibilità di muovere, ad almeno pari velocità, braccia e corpo. Se però lui muove solo il braccio (perchè la distanza ideale l'ha già raggiunta) io devo muovere solo il braccio se posso essergli uguale in velocità. Se muovessi il corpo, infatti, diventerei di gran lunga più lento. Solo una cosa potrebbe salvarmi per muovere il corpo (la mia parte più lenta) su un movimento di solo braccio (la sua parte più veloce): prendere contatto con il suo braccio e farmi spostare dalla sua azione. Questo lo rallenterebbe, perchè dovrebbe fisicamente spingermi e mi direbbe direzione e quantità di forza che sta imprimendo all'attacco per determinare il mio spostamento, che in questo caso sarebbe dettato direttamente dal mio avversario.
  3. Colpire il bersaglio o almeno acquisire una posizione di controllo. Non basta evitare il gancio o controllarlo se poi stiamo lì fermi davanti a lui. E' necessario interrompere l'azione. Questo lo si fa o colpendo il bersaglio (possibilmente la testa) e mettendolo fuori equilibrio per non permettergli di tirare altre bordate, oppure se impattiamo contro la sua guardia, dobbiamo acquisire il controllo della situazione per evitare di essere nuovamente sotto attacco e cercare di ribaltare la situazione a nostro vantaggio.
Il vantaggio di questa soluzione è che ribalta immediatamente i giochi e consente di attaccare nello stesso momento in cui veniamo attaccati.
Personalmente sono riuscito ad applicare questa strategia solo quando il mio avversario era molto inferiore a me. Sia che mi attaccasse da lontano sia che lo facesse da vicino (disimpegnandosi dal clinch e facendomi sfruttare il Lat Sau Jick Choong), evitava (per imperizia) di alzare la guardia e rimaneva troppo fermo con la posizione. Con avversari più "interessanti", non ho mai avuto l'occasione di applicarla. Troppo furbi, veloci e coperti.
  • Se va a vuoto, lascia l'avversario fuori equilibrio, seppur per una frazione di secondo.
Poichè il gancio sfrutta la forza centrifuga, se non raggiunge il bersagglio è difficile fermarlo senza scomporre per un attimo la posizione. Ecco uno dei vantaggi di mandare a vuoto gli avversari. Il secondo sta nel fatto che non impattando con lui, non rischiamo di farci male. Ahimè, per noi del Wing Chun c'è anche una nota negativa: Il sistema ci esorta a prendere contatto fisicamente con il nostro avversario in modo da ottenere un controllo maggiore sulle sue azioni e "mandarlo a vuoto" di certo non ci aiuta in questo. Però è abbastanza facile da applicare e abbastanza veloce.
  • La forza di impatto diminuisce quanto più io mi avvicino alla sorgente del movimento.
Se non è possibile schivare o "entrare" nella guardia, ci ritroviamo fermi a far fronte ad una bordata che arriva dall'esterno. E' la situazione meno auspicabile, ma purtroppo quella che si presenta più frequentemente in una situazione di combattimento libero. Se non sono riuscito ad "entrare" nella sua guardia, non riesco a schivare, che posso fare per evitare che quel maledetto cartone atterri sulla mia faccia? Facile, mi devo "coprire". Come? Dipende dal tipo di gancio e dalla distanza dalla quale è tirato. Una cosa però deve essere chiara: la forza di un gancio tirato bene è talmente forte che una manina messa lì viene sicuramente trascinata. Se il gancio è basso, si può al limite utilizzare una copertura con l'avambraccio ed il gomito. Non è il massimo, ma funziona. Il problema sussiste se il bersaglio è l testa. Lì la chiusura puglistica con la mano a protezione del viso, in assenza di guantone, è assolutamente insufficiente, così come lo sarebbe un singolo Tan Sau se non supportato da un footwork appropriato per togliersi da quel posto maledetto su cui sta atterrando il gancio. Che fare allora? Creare innanzitutto una struttura forte per assorbire l'impatto. Per far questo, la prima cosa che deve cambiare è il riferimento della linea centrale. 

Normalmente la linea centrale unisce l'asse del mio corpo all'asse del corpo del mio avversario. Ora deve cambiare: Il riferimento della linea centrale deve spostarsi dal suo asse centrale alla sua spalla. Questo accorgimento ci consente di "assorbire meglio" l'impatto che sta per avvenire irrobustendo la srtuttura per sopportare una pressione esterna. E' un rischio, certo. In questo modo, stiamo offrendo una parte del nostro fianco all'avversario, ma è un rischio calcolato:
  1. Fronteggiare la spalla determina una rotazione minima rispetto alla centrale originale. Quindi se sta fintando, possiamo recuperare senza troppe difficoltà;
  2. Il massimo della forza ora è esterno alla linea. E' quello il pericolo maggiore. Non possiamo quindi andare per il sottile. Tra l'altro, fino a che il gancio non ha esaurito la sua corsa, non può tirare un nuovo "vero" attacco.
La seconda cosa da fare è fermare l'attacco in modo sicuro, possibilmente facendogli male.
"In modo sicuro" significa che molto difficilmente deve superare il mio blocco. Certo, perchè l'unica chance rimasta è bloccare il gancio. Qui ci sono 2 metodi in base alla distanza dalla quale parte l'attacco:
  1. Distanza lunga: abbiamo la possibilità di vedere l'attacco per bene e muovere entrambe le mani. Entrambe perchè una sola non è in grado di sopportare la pressione di un gancio "staccatesta". Serve quindi un rinforzo. Ma come? Una mano va vicino al pugno per prendere il controllo della parte terminale dell'attacco, ma la parte più importante la svolge la mano che va dalle parti del bicipite e che svolge 2 funzioni: A) Blocca l'attacco con più facilità perchè trovandosi vicino alla spalla deve sopportare meno forza; B) Colpisce il bicipite e procura dolore. Importantissimo!!! Bisogna cercare di creare una "copertura dolorosa" perchè dobbiamo compensare il fatto che 2 mani sono andate a fermare un braccio fuori dalla linea centrale. Per necessità son dovuto andare contro i principi dello stile e mi serve una "valvola di sicurezza". Se gli faccio male, mi guadagnerò quella frazione di secondo necessaria a ricomporre la struttura corretta.
  2. Distanza ravvicinata: se il gancio parte da vicino, non ho il tempo per muovere entrambe le braccia. Il gancio arriverebbe sicuramente prima. Tra l'altro la posizione ravvicinata aumenta molto il rischio delle "2 mani su una" e mi espone ad un più facile contrattacco avversario. Devo quindi trovare una soluzione che impieghi un sol obraccio per coprirmi dalla "bordata". Come detto, una manina messa lì sulla traiettoria verrebbe travolta. Mi serve qualcosa di più solido: l'avambraccio ed il gomito. Mi vengono in aiuto 2 tecniche: A) Soang Jahng: la gomitata "all'indietro" con rotazione che si fa nella seconda forma; B) Hay Jahng: la gomitata ascendente. Entrambe funzionano egregiamente allo scopo. Soang Jahng si presta maggiormente ad un controllo del braccio avversario, che può essere bloccato sotto l'ascella, mentre Hay Jahng è più aggressivo e potrebbe creare la "copertura dolorosa" che tanto mi serve ora. E l'altra mano? L'altra mano è libera di attaccare, o controllare.
Quale soluzione è migliore? Nessuna. Tutte possono funzionare, tutte possono fallire. Il bello del combattimento è adottare la soluzione giusta nel momento giusto.

Vito Armenise