(Intervista estratta dal blog di Riccardo Di Vito - 21/10/10)
Ci puoi raccontare com'è nato il tuo amore per le Arti Marziali? Quando hai iniziato a praticarle e, soprattutto, cosa hai studiato prima del Wing Chun?
Il mio amore è nato da bambino, quando mio padre mi portava al cinema a vedere film di arti marziali. Ho cominciato a praticarle
a 10 anni con un maestro che faceva (l’ho capito col senno di poi) un
miscuglio di stili cinesi. A 16 anni, leggendo la rivista Banzai, mi
venne il desiderio di provare il full contact kick boxing e andai nella
migliore (all’epoca) palestra di Bari. Ricordo che gli allenamenti erano
duri e ogni allenamento finiva con almeno 3 round da 3 minuti di
sparring. Arrivavamo sempre esausti alle docce. Uno dei ricordi più
belli è che il sabato, noi agonisti, andavamo in una palestra di boxe
per allenarci con i pugili.
Quando hai iniziato a studiare il Wing Chun? Puoi ripercorrere i tratti salienti della tua 'carriera'?
Ho
cominciato a studiare il Wing Chun nel 1990 in WTOI-EWTO. Appena
iscritto, cominciai ad integrare il corso in palestra con le lezioni
private. Dopo un anno mi proposero di diventare istruttore. Sono stato
istruttore in WTOI fino al 1996, poi dopo una piccola frequentazione
dell’associazione di Stephen Chan, sono approdato alla CRCA di Randy
Williams nel 1997 e non ho più cambiato. Ad ottobre del 2001 il corso
della mia vita è cambiato per mezzo di un incidente con la moto che mi
ha provocato diversi danni, i più gravi dei quali erano alla spina
dorsale e al plesso brachiale destro. Ancora oggi non utilizzo il
braccio destro e ho una piastra di titanio nella spina dorsale. Per un
bel po’ dovetti abbandonare non solo l’insegnamento, ma anche la pratica
del Wing Chun. Ne approfittai però per approfondire il lato teorico e
filosofico del sistema. Quando ripresi l’allenamento, il mio Sifu mi
aiutò a trovare il mio personale metodo di combattimento, plasmando sul
mio nuovo status fisico i principi del Wing Chun. Solo da poco sono
tornato all’insegnamento.
Quali sono stati i tuoi Maestri? Oggi chi è il tuo Maestro?
Il
mio primo istruttore di Wing Chun è stato Danilo De Candia. Il primo
Sifu Michael Fries. Diventato istruttore WTOI ho fatto ovviamente
riferimento a Sifu Cuciuffo e Sifu Kernspecht. Nel corso degli anni ho
avuto modo di conoscere tutti i Sifu più importanti dell’EWTO e da
ognuno di loro ho ricevuto insegnamenti. Il mio attuale maestro è Sifu
Randy Williams.
Sei un SiFu. Come si viene eletti tali nella tua Scuola?
Nella
CRCA non si viene “eletti” Sifu e non si ricevono certificati. In
realtà tra di noi non usiamo nemmeno la parola “Sifu”. Randy Williams
stesso si fa chiamare da me “Seef” che è una specie di vezzeggiativo di
Sifu. Randy Williams dice sempre che le capacità non vanno “attestate”,
ma vanno “dimostrate”.
Quante ore al giorno ti alleni?
I
miei impegni, oggi, mi tolgono gran parte del tempo, ma cerco di
trovare sempre almeno 1h – 1h e 30m al giorno per il mio personale
allenamento.
Hai mai combattuto in contesti sportivi? Con quali risultati?
Ho
combattuto in contesti sportivi locali quando facevo kick boxing,
vincendo qualche torneo. Una coppa ed una medaglia le ho ancora da
qualche parte.
Quante ore dovrebbe dedicare all'allenamento uno Studente che volesse progredire in modo serio?
E’ molto
difficile rispondere a questa domanda. Cosa significa progredire in
“modo serio”? Tutto dipende dall’obiettivo del praticante. Uno che si
dedica full time potrebbe allenarsi anche 5-6 ore al giorno. Chi lavora e
ha famiglia non po’ permettersi questi ritmi. Questo che significa, che
o ci si allena 5-6 ore al giorno, o non ci si allena seriamente? Io non
la penso così. Alla base di tutto c’è l’obiettivo della persona. Non
c’è un progresso standard. C’è un progresso personale. C’è progressione
seria quando il risultato dell’allenamento ci mantiene sulla strada del
nostro obiettivo e ogni giorno siamo migliori del giorno precedente. La
cosa importante è trovare sempre un po’ di tempo da dedicare al Wing
Chun. Anche se non ci si può allenare per un’ora intera, si possono fare
circuiti molto validi che durano pochi minuti. Se non ci si può
allenare per niente, si può fare training mentale o studiare la parte
teorica.
Che ne pensi del modo di insegnare degli altri Maestri di Wing Chun e delle altre Famiglie in generale?
Che ne pensi del modo di insegnare degli altri Maestri di Wing Chun e delle altre Famiglie in generale?
Ho molti
amici tra gli insegnanti di altri lineage. Con alcuni la relazione è più
stretta, con altri meno, ma quasi con tutti ho ottimi rapporti. Penso
che ognuno ha il diritto di seguire la propria didattica. A volte è
molto diversa dalla mia, a volte è simile, ma tutti gli insegnanti che
conosco hanno un’ottimo sistema di insegnamento.
Quali sono le maggiori differenze che riscontri tra il tuo Wing Chun e quello delle altre Famiglie che conosci?
Quali sono le maggiori differenze che riscontri tra il tuo Wing Chun e quello delle altre Famiglie che conosci?
La prima
differenza che notano tutti è nella rotazione. Il primo scopo della
rotazione in CRCA è quello di generare potenza. Per far questo la
rotazione è sull’asse centrale muovendo contemporaneamente i piedi e
ruotando sui talloni. La seconda differenza che spesso gli altri lineage
mi “imputano” è l’utilizzo di una struttura forte che lascia spazio
alla cedevolezza solo se l’avversario riesce a “rompere” la mia
struttura. La terza differenza è nella posizione di guardia (?? Bai
Joang), dato che per me i piedi stanno su 2 linee parallele e il busto è
angolato di 45° rispetto all’avversario. La quarta differenza è che io
preferisco spostare prima il braccio avversario (facendolo scivolare
sulla mia piramide, o cuneo che dir si voglia) e se questo non è
possibile, muovo il corpo, mentre so che altre famiglie preferiscono
fare esattamente il contrario. Ritengo però che queste differenze siano
solo di forma e non di sostanza, dato che molto spesso sono solo
differenti interpretazioni dei medesimi principi.
Quali sono i concetti chiave sui quali si focalizza la tua Scuola?
Ce ne sono
diversi. Il concetto cardine, la spina dorsale del sistema e il
principio base a cui tutti gli altri fanno riferimento è il vantaggio di
linea centrale. Questo principio sfrutta una schematizzazione degli
attacchi e delle difese utilizzando una figura geometrica: la piramide,
scelta perché è una figura tridimensionale con un vertice e diversi
piani di scivolamento. Due piramidi, lanciate l’una contro l’altra,
difficilmente si scontreranno sui vertici, ma molto più probabilmente
scivoleranno sulle loro facce. Ci sono piramidi di attacco, piramidi di
difesa e piramidi di attacco e difesa contemporanea. Ogni tecnica del
Wing Chun può essere schematizzata come una piramide, con un vertice e
diverse facce. La teoria della linea centrale spiega quale tipologia di
piramide contrapporre a quella dell’avversario. Il principio di
vantaggio di linea centrale spiega quando la relazione tra la nostra
piramide è vantaggiosa e quando non lo è. L’angolo tagliente è una
teoria che spiega qual’è l’angolo vantaggioso per approcciare gli
attacchi avversari e raggiungere il vantaggio di linea centrale.
Strettamente legato all’angolo tagliente è il principio del gomito
immobile. La forza del gomito (Jahng Dai Lick) è un concetto
fondamentale per dare potenza e stabilità alle sia alle tecniche, sia
all’intera struttura. Il movimento multidirezionale è un principio che
spiega che ogni tecnica del Wing Chun non si muove in una sola
direzione, ma ne sfrutta 2-3 contemporaneamentre, in modo che se per
qualche ragione una di queste viene bloccata, le altre 2 comunque
renderanno efficace la tecnica.Nel Wing Chun si utilizzano sovente 2
braccia contemporaneamente. Il principio del reference (Wai Jee) insegna
come farlo in modo corretto. Prendere l’angolo cieco è considerato
vantaggioso nel Wing Chun. Il come ed il perché è studiato nel principio
del facing (Seen Wai). Il principio del timing (seen gan sing) è diviso
in timing proprio e applicato. Il timing proprio insegna il giusto
ordine di esecuzione di tecniche complesse di 2 o 3 movimenti. Il timing
applicato all’avversario insegna invece diversi metodi per entrare nei
“cancelli” dell’avversario. l’arte di adattarsi ai movimenti
dell’avversario diventando il suo specchio è chiamata Jui Ying.
Collegato a Jui Ying, e per permetterne l’applicazione, c’è Duen Kiu Fai
Boh che significa “ponti corti e passi veloci”. Tutti i principi appena
elencati concorrono ad applicare quest’ultimo concetto: il trapping
(Fon Sau). Per trapping qui non intendo una particolare tecnica, ma un
principio in cui si raggiunge la posizione dalla quale noi possiamo
colpire l’avversario e lui non può colpire noi, se non modifica la sua
posizione.
Ci puoi dire quale sia l'utilità del 'Look Deem Boon Gwun' oggi? E dei doppi coltelli?
E’ ovvio non
hanno più valore come armi vere e proprie, quindi a parte le
applicazioni di natura “storica”, l’utilità va cercata altrove. Il Wing
Chun aggiunge un pezzo alla volta principi, strategie e applicazioni,
man mano che si va avanti nelle forme. La parte armata non fa eccezione.
Nello studio delle armi si introducono nuove posizioni, nuovi passi. La
parte più ovvia è l’uso di queste posizioni e di questi passi nel
combattimento armato, ma non è l’unico modo di applicarli. Gli stessi
passi, le stesse posizioni e le stesse tecniche di bastone e coltelli
possono essere applicati al combattimento disarmato, aprendo nuove
prospettive e modalità di combattimento.
Vito Armenise
Intervista estratta dal blog di Riccardo Di Vito - 21/10/10