Un
principio fondamentale del Wing Chun è "l'angolo tagliente". Essendo un
po' lungo da spiegare per intero, ne facciamo qualche accenno per
spiegare come funziona.
Prima
di tutto, lo scopo delle "tecniche di bloccaggio" del Wing Chun non è
quello di intercettare e deviare un attacco. Lo scopo è più quello di
creare una specie di scudo davanti al praticante. E' un po' come se
fosse la carena ed il cupolino di una moto. Lo scopo è quello di
preservare il pilota da tutte le "porcherie" che gli posso andare
contro. O come un ombrello puntato verso la direzione del vento che
soffia un po' troppo forte. Già da questo si può iniziare a comprendere
che l'intento del Wing Chun è più quello di creare una difesa
"strutturale", in cui il posizionamento conta più della velocità,
dell'occhio e del tempismo con cui possiamo muovere il braccio per
andare ad intercettare un particolare attacco.
Un
altro fattore importante è dove puntare questo scudo: verso la linea
madre dell'avversario. Il suo asse. Il suo centro di gravità.
Tutte le
tecniche vengono lanciate verso l'asse del corpo dell'avversario
utilizzando un angolo particolare (per tradizione 45°). Il vantaggio è
presto spiegato e tutti possono provarlo.
Immaginiamo
di avere una piccola torcia elettrica che simula il percorso seguito
dalla tua parata. Proviamo ora 2 angoli: il 90° ed il 45° (verso l'asse
del corpo dell'avversario). Con la torcia a 90° chiediamo ad un compagno
di tirare un pugno molto lentamente, fino a che questo non viene
illuminato dalla torcia. Noteremo che il pugno viene illuminato solo
quando è molto vicino al nostro corpo. L'illuminazione del pugno
avversario segna il "tempo di efficacia" della nostra tecnica. Solo
quando entra nella luce della torcia (cioè interseca la direzione della
nostra parata), la nostra tecnica è efficace. Quindi con un angolo di
90°, il tempo di efficacia è molto piccolo. C'è bisogno di un ottimo
tempismo per intercettare l'attacco. Ora puntiamo la torcia verso l'asse
centrale del nostro compagno (la sua linea madre) e gli chiediamo di
ripetere l'esercizio. Noteremo che immediatamente viene illuminato il
suo pugno. Proseguendo, verrà illuminato il suo polso, il suo
avambraccio e poi, man mano che avanza, il suo gomito. Questo significa
che il "tempo di efficacia" della nostra tecnica è più lungo. Significa
che non è necessario che il tempismo sia così preciso. Non appena
vediamo che qualcosa sta arrivando dall'avversario, non abbiamo bisogno
di capire cosa sia. Lanciamo la tecnica sull'angolo tagliente.
Sicuramente incroceremo il suo braccio. Non importa se sul polso,
sull'avambraccio o sul gomito. L'importante è sapere che lo impatteremo.
Questo dà un vantaggio strutturale, tecnico e psicologico senza la
necessità di decifrare il tipo di tecnica che ci sta arrivando addosso.
Un
altro motivo per cui è necessario indirizzare la tecnica verso la linea
madre dell'avversario è che in questo modo si andrà a destabilizzare il
suo equilibrio. Anche questo lo si può provare facilmente: proviamo a
prendere il braccio di un compagno e a spostarlo lateralmente. Vedremo
che l'azione si fermerà solo al suo braccio. Poi proviamo a spingere
verso il centro del suo corpo. Noteremo che oltre a spostare il suo
braccio fuori dal tuo corpo, controlleremo anche il suo equilibrio.
Un
avversario fuori equilibrio non può più lanciare tecniche pericolose.
Una qualsiasi posizione di vantaggio in cui tu puoi colpire l'avversario
e lui non può colpire te, si chiama intrappolamento o trapping. Non è
quindi solo la posizione in cui le sue braccia sono bloccate. Di
intrappolamenti ci sono vari tipi, ma il fattore comune è la posizione
di vantaggio dalla quale si può colpire senza poter essere colpiti (a
meno che lui riesca a recuperare).
Ora,
tutto questo sembrerebbe confermare quello che a volte si sostiene con:
" si cerca il contatto e da lì si colpisce". Ma questa è una
distorsione di ciò che insegna il sistema.
Ci sono 2 motti che parlano di questa cosa:
- Il contatto con le braccia dell'avversario migliora la situazione;
- Non combattere contro le braccia dell'avversario.
Sembrano contraddittori ma in realtà non lo sono. Ogni motto va applicato al suo contesto.
Analizziamo
il primo. Che significa migliorare la situazione? Significa essere
nella condizione in cui (a distanza ravvicinata) si possono "leggere" i
suoi movimenti semplicemente tramite reazioni tattili, ed adeguarsi ai
suoi movimenti in modo da ottenere un vantaggio. Non dice però che si
deve cercare il contatto sempre, per forza o a tutti i costi.
A
ricordare questo ci pensa il secondo motto. Spesso siamo così abituati a
fare esercizi in cui le braccia si incrociano e rimangono a contatto
che questo contatto lo andiamo a cercare a tutti i costi, dimenticandoci
che il nostro scopo è raggiungere il centro di comando e
dell'equilibrio del nostro avversario. Questo motto serve a stamparci in
testa che il contatto con le braccia va mantenuto fino a che questo è
utile a "migliorare la situazione", ma nel momento in cui si apre la
possibilità di colpire, non bisogna esitare ma andare a colpire. Un
altro motto ci ricorda che è utile incollarsi ai colpi che ci vengono
lanciati addosso, ma non appena il contatto si spezza, bisogna colpire
immediatamente. In parole povere è la testa il bersaglio, non il
braccio.
Vito Armenise